Formazione degli insegnanti. Consulta delle società pedagogiche

Formazione degli insegnanti. Consulta delle società pedagogiche

Formazione degli insegnanti. Consulta delle società pedagogiche

Carissimi e carissime,
nelle settimane scorse sono circolate voci sulla ripresa di iniziativa da parte del Governo sulla tematica della formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria e sono apparsi interventi sulla stampa con toni polemici e contenuti fuorvianti sulla posizione della comunità scientifica dei pedagogisti, accusati, fra altre cose, di voler gestire interamente il percorso, tagliando fuori le didattiche disciplinari, o di voler modificare le lauree magistrali esistenti, inserendo in tutte una quota di esami dell’area delle scienze dell’educazione. Tra le infondate “anticipazioni” vi era anche l’idea che si potesse prevedere un percorso di 60 cfu a sportello, quasi un’estensione dei 24 cfu acquisibili anche durante tutto il percorso universitario.
Per questo, come Consulta dei Presidenti delle società pedagogiche, abbiamo richiesto e ottenuto un incontro con i Ministri Bianchi e Messa per illustrare la nostra posizione e, su richiesta dei medesimi, abbiamo elaborato un breve appunto, condiviso da tutti i Presidenti, in cui abbiamo riportato le linee essenziali di un modello sostenibile di formazione iniziale.
Si tratta di un testo schematico, nel quale abbiamo voluto ribadire alcuni aspetti essenziali, volti ad evitare che si ripetano esperienze quali il TFA e i 24 cfu che hanno rappresentato risposte formali, destituite nella sostanza di valore formativo.
La proposta è basata sui seguenti criteri/aspetti:

  • un anno di formazione post-lauream, nel quale possono essere riconosciuti solo un numero ridotto e predefinito di crediti delle esperienze precedenti;
  • la didattica deve avere soprattutto un carattere laboratoriale e non deve essere una riproposizione di contenuti la cui acquisizione avviene nei cinque anni di studi universitari precedenti;
  • il percorso formativo vede un equilibrio e un’integrazione tra Scienze dell’educazione (prevalentemente pedagogiche, ma anche psicologiche, antropologiche, sociologiche e filosofiche), didattiche disciplinari e tirocinio;
  • il percorso va gestito nelle Università da Centri di Ateneo per la formazione degli insegnanti appositamente istituiti, se non presenti, avendo cura, sia per la didattica sia per i tirocini, di realizzare una forte integrazione tra la docenza accademica e la professionalità di insegnanti che abbiano maturato una forte esperienza sul campo.

Le condizioni di sostenibilità prevedono:

  • risorse professionali adeguate alla domanda per quanto riguarda sia i docenti universitari delle aree disciplinari e delle scienze dell’educazione sia un adeguato contingente di docenti della scuola secondaria di I e II grado in distacco, come è previsto per Scienze della formazione primaria;
  • nelle università spazi di aule e laboratori e adeguato sostegno amministrativo;
  • una stretta collaborazione con le scuole per la gestione dei tirocini, considerati l’elemento di sintesi tra teoria e prassi e, quindi, motore del percorso formativo complessivo.

Abbiamo chiarito ai Ministri che si tratta di una proposta essenziale, passibile di integrazioni e modifiche; volutamente non abbiamo accennato a una ripartizione di crediti che deve essere successiva alla convergenza su un impianto complessivo.  Reputiamo invece indispensabile una prevalente attività in presenza, perché i futuri insegnanti hanno bisogno di sviluppare non solo conoscenze ma anche skill di collaborazione, capacità di conduzione di gruppi e stili di lavoro che necessitano interazione fra colleghi. È inoltre necessaria continuità tra i percorsi abilitanti di formazione iniziale, l’anno di prova e la formazione in servizio; perciò, i centri di Ateneo devono svolgere un ruolo anche nelle fasi successive alla formazione iniziale, accanto alle altre agenzie formative oltreché svolgere attività di ricerca.
Nell’incontro, i Ministri hanno mostrato di apprezzare le linee essenziali del nostro testo e si sono impegnati alla stesura di un testo normativo. Crediamo ora importante condividere con i colleghi delle associazioni disciplinari, delle associazioni dell’Area 11 e delle associazioni degli insegnanti questo nostro appunto e raccogliere osservazioni e suggerimenti per raggiungere sostanziali convergenze, sgombrando il campo da ogni pretesa di egemonia e nell’unico interesse della qualità della professionalità da promuovere con futuri insegnanti.

 

La Consulta delle Società scientifiche di area pedagogica

Prof. Massimiliano Fiorucci, Presidente della Società Italiana di Pedagogia (SIPED)

Prof. Pietro Lucisano, Presidente della Società Italiana di Ricerca Didattica (SIRD)

Prof. Luigi D’Alonzo. Presidente della Società Italiana di Pedagogia Speciale (SIPES)

Prof. Pier Cesare Rivoltella, Presidente della Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale (SIREM)

Prof. Fulvio De Giorgi, Presidente del Centro Italiano per la Ricerca Storico-Educativa (CIRSE)

Prof.ssa Liliana Dozza, Presidente della Società Italiana di Ricerca Educativa e Formativa (SIREF)

Prof.ssa Maria Luisa Iavarone, Presidente del Centro Italiano di Ricerca Pedagogica (CIRPED)

Prof. Maurizio Fabbri, Presidente della Società Italiana di Pedagogia Generale e Sociale (SIPEGES)

Prof. Mario Lipoma, Presidente della Società Italiana di Educazione Motoria e Sportiva (SIEMeS)

 

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Struttura del Modello formativo per insegnanti della scuola secondaria di I e II grado

Percorso annuale (60 CFU)
(Realizzabilità in tempi brevi e sostenibilità)

 

Modello formativo

  • un curricolo coerente e organico, chiaramente distinto dalla laurea magistrale e che consenta spazi di collegialità e progettualità condivisa tra i docenti delle diverse discipline;
  • gestione affidata a una solida struttura operativa (Centro interdipartimentale di Ateneo per la formazione insegnanti);
  • il modello curricolare di riferimento potrebbe essere quello di Scienze della Formazione Primaria per quanto concerne in particolare il rapporto tra insegnamenti, laboratori e tirocinio, nell’ottica di garantire ai futuri insegnanti la possibilità di sviluppare competenze relative alla pratica didattica. Pedagogisti e “disciplinaristi” hanno sviluppato forti capacità di collaborazione e rapporti virtuosi sia sul piano della didattica sia sul piano della ricerca;
  • tirocinio al quale viene riservato un numero congruo di crediti richiede un solido rapporto tra i centri interdipartimentali di Ateneo e l’USR e le scuole dei territori con una consistente presenza di insegnanti con posti di semiesonero in grado di curare il corretto svolgimento delle attività.
  • equilibrio e interazione tra le componenti educative-generali e didattico-disciplinari della competenza professionale degli insegnanti;
  • in termini di contenuti è necessario distinguere tra quelli che attengono ad ambiti disciplinari a carattere generale (aree pedagogiche, psicologiche e socio-antropologiche) e contenuti specifici di didattica disciplinare e di metodologia. Le didattiche disciplinari dovrebbero avere un carattere prevalentemente laboratoriale;
  • la dimensione centrata sulle pratiche e la necessità che i futuri docenti acquisiscano skills di collaborazione, leadership educativa, ecc. esige che sia privilegiata la formazione in presenza. In questa prospettiva andrebbe fissato un numero massimo di cfu erogabili a distanza (non più di 12 cfu) utilizzabili soprattutto per gli insegnamenti di carattere generale ad esclusione degli insegnamenti didattico-disciplinari e laboratoriali. Le attività didattiche a distanza (12 CFU), andranno progettate in modo che funzionino da laboratorio dell’innovazione offrendo l’opportunità ai futuri docenti – mentre seguono insegnamenti curricolari – di sviluppare competenze relative alla gestione della comunicazione didattica in ambiente digitale (elementi di design didattico, regolazione e moderazione on line, valutazione degli apprendimenti). Queste competenze si devono oggi considerare parte integrante del bagaglio professionale dell’insegnante nella prospettiva di una concettualizzazione della tecnologia come dimensione integrata della didattica ordinaria.

Articolazione del percorso formativo

Il percorso formativo, sulla base del profilo di competenze necessario, potrebbe essere articolato nel modo seguente:

  • Insegnamenti a carattere generale dell’area delle scienze dell’educazione: (con insegnamenti di tutti i settori dell’area M-PED; M-DEA; M-FIL; M-PSI; SPS);
  • Insegnamenti dell’area didattico-disciplinare specifici riferiti alla classe di concorso svolti prevalentemente in forma laboratoriale;
  • Laboratori pedagogico-didattici e metodologici;
  • Tirocinio diretto e indiretto anche con riferimento al tema dell’inclusione;
  • Prova finale abilitante.

Riconoscimento delle carriere pregresse

La soglia massima di crediti riconoscibili dalle carriere pregresse non dovrebbe superare i 12 cfu e dovrà essere riferita esclusivamente agli insegnamenti di carattere generale.

Sostenibilità

  • una seria progettazione (tra Ministeri e Università) delle risorse necessarie, sia in termini di personale docente universitario, sia in termini di spazi e aule nei vari contesti;
  • l’assegnazione di un numero congruo di docenti di scuola secondaria con funzione di tutor e di affiancamento delle didattiche laboratoriali. Per i tirocini va posta una attenzione particolare per la scuola secondaria superiore dove attualmente l’esperienza di gestione di tirocini è quasi assente;
  • accesso programmato in relazione al fabbisogno formativo.
  • l’implementazione dell’organico di docenti universitari specialisti nelle didattiche disciplinari.
  • raccordo tra selezione in ingresso, formazione iniziale, reclutamento, formazione in servizio e progressioni di carriera degli insegnanti;
  • l’implementazione attraverso finanziamenti mirati della ricerca nell’ambito delle didattiche disciplinari e dotazione delle strutture di riferimento di un organico dedicato.

Esame finale abilitante

Le modalità di svolgimento dell’esame finale debbono tenere conto della sostenibilità e dunque avere la caratteristica del project work a partire da una riflessione critica sull’esperienza di tirocinio.

Anno di prova

L’anno di prova dovrebbe mantenere un raccordo con la formazione precedente e dovrebbe integrare l’esperienza sul lavoro. Accanto, dunque, ai tutor scolastici dovrebbe essere mantenuto il raccordo con i Centri Interdipartimentali di Ateneo e l’INDIRE.

Raccordo con il modello di reclutamento

Fatte salve le necessità di soluzioni per il precariato il modello di reclutamento dovrebbe valorizzare il percorso di formazione iniziale, evitando la penalizzazione nelle graduatorie dei giovani che ne hanno fatto esperienza.

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