Professionalità insegnante: ricerca e innovazione didattica

Coordinatori: Guido Benvenuto; Elisabetta Nigris; Ira Vannini

Descrizione

Il bisogno di professionalità e di professionisti nel campo dell’istruzione è diventato ancor più cogente con i cambiamenti sociali, a cui aggiungiamo oggi il cambiamento emergenziale in atto. L’impatto del coronavirus ha evidenziato non solo problematiche di gestione della relazione educativa, ma degli apprendimenti e della socializzazione e disvela i nodi della povertà educativa, dell’esclusione e marginalità sociale. Le innovazioni richieste al mondo della scuola, e agli insegnanti in prima battuta per rispondere adeguatamente ai bisogni crescenti, e anche per allinearsi ai cambiamenti istituzionali che nel tempo si propongono, rischiano di portare l’istituzione scolastica al collasso. È compito quindi dei ricercatori e degli studiosi in campo pedagogico far fronte a questi bisogni e richieste di professionalità crescenti, avanzando modelli di intervento e di ricerca interistituzionale tra università e scuola. Come ricercatori che studiano i processi relativi alla progettazione didattica e alla valutazione siamo impegnati ad interrogarci su come la ricerca didattica possa contribuire a facilitare e promuovere lo sviluppo delle competenze degli insegnanti perché siano in grado di affrontare le questioni complesse evidenziate anche dagli studi internazionali (abbandoni, diseguaglianza, …) e possano rivelarsi più rispondenti ai bisogni di una scuola che voglia definirsi democratica.

Se la risposta è rintracciabile nelle molte posizioni che definiscono la professionalità degli insegnanti in un atteggiamento di autoriflessione e in una ‘postura mentale di ricerca’, tale risposta può essere operativamente declinata proprio e anche nell’essere protagonisti di azioni e attività di ricerca. Accompagnare il cambiamento, e prospettare uno spazio per la riflessione e la sperimentazione dell’innovazione, deve in questo momento storico e culturale, confrontarsi con i problemi reali e spesso irrisolti della scuola. Oggi la scuola si sta interrogando su due scenari: uno di ordine emergenziale, l’altro la messa a regime di innovazioni che, proprio perché frutto di politiche mutevoli, si affastellano negli anni e disorientano la professionalità stessa. Il piano emergenziale sta spingendo a ri-considerare gran parte delle progettazioni educative e dei modelli didattici, per tutti i livelli di istruzione.

L’emergenza sanitaria ha portato alla luce la carenza di infrastutture e strutture, la difficile flessibilità dell’organizzazione, la richiesta di competenze per fronteggiare svantaggi e diversità nell’utenza, la difficile collegialità, ecc. In pratica la richiesta di ri-modulare, ri-adattare, ri-configurare le azioni didattiche in contesto rimanda a un essere pronti al cambiamento, alla flessibilità di quelle competenze e professionalità dell’insegnante. Ma mentre il piano emergenziale richiede la convergenza di necessarie azioni sanitarie, politiche, economiche e socio-culturali, il piano della messa a regime delle innovazioni e cambiamenti normativi nella scuola vede la dimensione pedagogica direttamente coinvolta. Molti i cambiamenti che si è provato a portare nelle istituzioni scolastiche: l’organizzazione dei curricoli, le progettazioni didattiche per competenze, le dimensioni valutative, per dirla a sommi capi.

La forte richiesta di spingere la scuola verso una didattica per competenze e di curricoli verticali, di carattere comunitario e di agende internazionali europeiste, sta chiedendo agli insegnanti di mettere in campo e di metabolizzare competenze e forme organizzative complesse. In questo contesto, il Gruppo di lavoro intende raccogliere le esperienze più significative di collaborazione fra ricerca e mondo della scuola per indagare modalità e strumenti dell’innovazione all’interno delle istituzioni scolastiche. Il bisogno di professionalità e di professionisti nel campo dell’istruzione è diventato ancor più cogente con i cambiamenti sociali, a cui aggiungiamo oggi il cambiamento emergenziale in atto. L’impatto del coronavirus ha evidenziato non solo problematiche di gestione della relazione educativa, ma degli apprendimenti e della socializzazione e disvela i nodi della povertà educativa, dell’esclusione e marginalità sociale. Le innovazioni richieste al mondo della scuola, e agli insegnanti in prima battuta per rispondere adeguatamente ai bisogni crescenti, e anche per allinearsi ai cambiamenti istituzionali che nel tempo si propongono, rischiano di portare l’istituzione scolastica al collasso. È compito quindi dei ricercatori e degli studiosi in campo pedagogico far fronte a questi bisogni e richieste di professionalità crescenti, avanzando modelli di intervento e di ricerca interistituzionale tra università e scuola.

Come ricercatori che studiano i processi relativi alla progettazione didattica e alla valutazione siamo impegnati ad interrogarci su come la ricerca didattica possa contribuire a facilitare e promuovere lo sviluppo delle competenze degli insegnanti perché siano in grado di affrontare le questioni complesse evidenziate anche dagli studi internazionali (abbandoni, diseguaglianza, …) e possano rivelarsi più rispondenti ai bisogni di una scuola che voglia definirsi democratica. Se la risposta è rintracciabile nelle molte posizioni che definiscono la professionalità degli insegnanti in un atteggiamento di autoriflessione e in una ‘postura mentale di ricerca’, tale risposta può essere operativamente declinata proprio e anche nell’essere protagonisti di azioni e attività di ricerca. Accompagnare il cambiamento, e prospettare uno spazio per la riflessione e la sperimentazione dell’innovazione, deve in questo momento storico e culturale, confrontarsi con i problemi reali e spesso irrisolti della scuola. Oggi la scuola si sta interrogando su due scenari: uno di ordine emergenziale, l’altro la messa a regime di innovazioni che, proprio perché frutto di politiche mutevoli, si affastellano negli anni e disorientano la professionalità stessa.

Il piano emergenziale sta spingendo a ri-considerare gran parte delle progettazioni educative e dei modelli didattici, per tutti i livelli di istruzione. L’emergenza sanitaria ha portato alla luce la carenza di infrastutture e strutture, la difficile flessibilità dell’organizzazione, la richiesta di competenze per fronteggiare svantaggi e diversità nell’utenza, la difficile collegialità, ecc. In pratica la richiesta di ri-modulare, ri-adattare, ri-configurare le azioni didattiche in contesto rimanda a un essere pronti al cambiamento, alla flessibilità di quelle competenze e professionalità dell’insegnante. Ma mentre il piano emergenziale richiede la convergenza di necessarie azioni sanitarie, politiche, economiche e socio-culturali, il piano della messa a regime delle innovazioni e cambiamenti normativi nella scuola vede la dimensione pedagogica direttamente coinvolta. Molti i cambiamenti che si è provato a portare nelle istituzioni scolastiche: l’organizzazione dei curricoli, le progettazioni didattiche per competenze, le dimensioni valutative, per dirla a sommi capi. La forte richiesta di spingere la scuola verso una didattica per competenze e di curricoli verticali, di carattere comunitario e di agende internazionali europeiste, sta chiedendo agli insegnanti di mettere in campo e di metabolizzare competenze e forme organizzative complesse. In questo contesto, il Gruppo di lavoro intende raccogliere le esperienze più significative di collaborazione fra ricerca e mondo della scuola per indagare modalità e strumenti dell’innovazione all’interno delle istituzioni scolastiche. Il bisogno di professionalità e di professionisti nel campo dell’istruzione è diventato ancor più cogente con i cambiamenti sociali, a cui aggiungiamo oggi il cambiamento emergenziale in atto. L’impatto del coronavirus ha evidenziato non solo problematiche di gestione della relazione educativa, ma degli apprendimenti e della socializzazione e disvela i nodi della povertà educativa, dell’esclusione e marginalità sociale.

Le innovazioni richieste al mondo della scuola, e agli insegnanti in prima battuta per rispondere adeguatamente ai bisogni crescenti, e anche per allinearsi ai cambiamenti istituzionali che nel tempo si propongono, rischiano di portare l’istituzione scolastica al collasso. È compito quindi dei ricercatori e degli studiosi in campo pedagogico far fronte a questi bisogni e richieste di professionalità crescenti, avanzando modelli di intervento e di ricerca interistituzionale tra università e scuola. Come ricercatori che studiano i processi relativi alla progettazione didattica e alla valutazione siamo impegnati ad interrogarci su come la ricerca didattica possa contribuire a facilitare e promuovere lo sviluppo delle competenze degli insegnanti perché siano in grado di affrontare le questioni complesse evidenziate anche dagli studi internazionali (abbandoni, diseguaglianza, …) e possano rivelarsi più rispondenti ai bisogni di una scuola che voglia definirsi democratica. Se la risposta è rintracciabile nelle molte posizioni che definiscono la professionalità degli insegnanti in un atteggiamento di autoriflessione e in una ‘postura mentale di ricerca’, tale risposta può essere operativamente declinata proprio e anche nell’essere protagonisti di azioni e attività di ricerca. Accompagnare il cambiamento, e prospettare uno spazio per la riflessione e la sperimentazione dell’innovazione, deve in questo momento storico e culturale, confrontarsi con i problemi reali e spesso irrisolti della scuola.

Oggi la scuola si sta interrogando su due scenari: uno di ordine emergenziale, l’altro la messa a regime di innovazioni che, proprio perché frutto di politiche mutevoli, si affastellano negli anni e disorientano la professionalità stessa. Il piano emergenziale sta spingendo a ri-considerare gran parte delle progettazioni educative e dei modelli didattici, per tutti i livelli di istruzione. L’emergenza sanitaria ha portato alla luce la carenza di infrastutture e strutture, la difficile flessibilità dell’organizzazione, la richiesta di competenze per fronteggiare svantaggi e diversità nell’utenza, la difficile collegialità, ecc. In pratica la richiesta di ri-modulare, ri-adattare, ri-configurare le azioni didattiche in contesto rimanda a un essere pronti al cambiamento, alla flessibilità di quelle competenze e professionalità dell’insegnante. Ma mentre il piano emergenziale richiede la convergenza di necessarie azioni sanitarie, politiche, economiche e socio-culturali, il piano della messa a regime delle innovazioni e cambiamenti normativi nella scuola vede la dimensione pedagogica direttamente coinvolta. Molti i cambiamenti che si è provato a portare nelle istituzioni scolastiche: l’organizzazione dei curricoli, le progettazioni didattiche per competenze, le dimensioni valutative, per dirla a sommi capi. La forte richiesta di spingere la scuola verso una didattica per competenze e di curricoli verticali, di carattere comunitario e di agende internazionali europeiste, sta chiedendo agli insegnanti di mettere in campo e di metabolizzare competenze e forme organizzative complesse. In questo contesto, il Gruppo di lavoro intende raccogliere le esperienze più significative di collaborazione fra ricerca e mondo della scuola per indagare modalità e strumenti dell’innovazione all’interno delle istituzioni scolastiche.

Obiettivi

Il gruppo avrà come primo compito, nel breve-medio periodo, quello di focalizzare l’attenzione sull’attuale e recente introduzione dell’innovazione prevista dalle Nuove linee guida che coinvolge gli insegnanti di scuola primaria in merito alla valutazione periodica e finale degli apprendimenti delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria (Ordinanza Ministeriale 172 del 4 dicembre 2020). L’obiettivo sarà quello di promuovere un lavoro di rete tra pedagogisti, particolarmente attenti al versante didattico e della valutazione degli apprendimenti scolastici, associazioni professionali (di docenti e DS), le reti di scuole (con particolare riferimento ai referenti dei Nuclei di Valutazione), per instaurare quel dialogo inter-istituzionale entro cui progettare l’accompagnamento dei docenti nell’introduzione del nuovo sistema di valutazione proposto. Nel più lungo periodo, il Gruppo intende portare avanti i seguenti obiettivi: – indagare strategie, metodologie e strumenti atti a promuovere la partecipazione attiva di tutti i soggetti al comune progetto di innovazione proposta; – promuovere spazi di confronto e ricerca collaborativa fra studiosi di diversi atenei e stimolando uno scambio di idee e proposte di dialogo fra ricercatori e practitioners. Questo confronto risponde al più generale scopo di contrastare e superare le resistenze al cambiamento dei docenti che possono essere generate da predisposizioni individuali, ma più facilmente sono legate alla lontananza fra ricercatori e mondo della scuola – promuovere la valenza formativa della ricerca partecipativa, con l’intento di colmare il forte iato presente fra teoria e pratica, fra pensiero pedagogico e azione educativa, fra i luoghi e della ricerca e il mondo di chi opera sul campo e, si intende individuare spazi, esperienze e modalità per trasformare gli strumenti della ricerca empirica in medium fecondo per la formazione degli insegnanti, al fine di aiutare i docenti a interrogarsi sulle loro pratiche, su quella che Dewey definisce l'”azione routinaria” o Bruner denomina utilizzando termine di “pedagogie popolari”. – prospettare multiple modalità di interazione tra ricercatori e pratici”; nella dimensione teorica della Ricerca-Formazione (la R-F, come declinata dal CRESPI) per promuovere “una caratterizzazione metodologica del fare ricerca nelle scuole e con gli insegnanti, precipuamente ed esplicitamente orientata alla formazione/ trasformazione dell’agire educativo e didattico e alla promozione della riflessività dell’insegnante”. – Monitorare (e facilitare) le azioni previste a livello istituzionale per diffondere e documentare pratiche di accompagnamento dei docenti nell’introduzione di innovazioni didattiche. con possibili iniziative quali:

  1. collaborare a iniziative con le scuole, nella forma di ricerca-formazione
  2. predisporre incontri e/o convegni per offrire uno spazio di riflessione sulle iniziative e sperimentazioni in atto
  3. promuovere ricerche sul campo, di natura partecipata, sui bisogni formativi e criticità nel processo di innovazione didattica
  4. favorire un’interlocuzione con responsabili istituzionali per contribuire alla riflessione critica e documentazione dell’innovazione
  5. organizzare seminari per la disseminazione delle ricerche condotte, e per offrire uno spazio di incontro tra le scuole e/o di confronto con esperti del settore e responsabili istituzionali.

Componenti

Cinzia Angelini, Università degli Studi di Roma Tre
Barbara Balconi, Università degli Studi di Milano Bicocca
Federico Batini, Università degli Studi di Perugia
Guido Benvenuto, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Chiara Bertolini, Università di Modena e Reggio Emilia
Davide Capperucci, Università degli Studi di Firenze
Roberta Cardarello, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Marina De Rossi, Università degli Studi di Padova
Daniela Di Donato, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Alberto Fornasari, Università degli Studi di Bari
Valentina Grion, Università degli Studi di Padova
Daniela Maccario, Università degli Studi di Torino
Elisabetta Nigris, Università degli Studi di Milano-Bicocca
Franco Passalacqua, Università degli Studi di Milano-Bicocca
Giulia Pastori, Università degli Studi di Milano-Bicocca
Emilia Restiglian, Università degli Studi di Padova
Alessandra Rosa, Università degli Studi di Bologna
Patrizia Sposetti, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Roberto Trinchero, Università degli Studi di Torino
Elisa Truffelli, Università degli Studi di Bologna
Ira Vannini, Università degli studi di Bologna
Luisa Zecca, Università degli Studi di Milano-Bicocca
Franca Zuccoli, Università degli Studi di Milano-Bicocca


English version

Teacher professionalism: educational research and innovation

Description

The need for professionalism and professionals in the field of education has become increasingly pressing as a result of social change, and today is further exacerbated by ongoing emergency changes. The impact of the COVID-19 measures has not only brought to light weaknesses in the management of educational relationships, but also difficulties in the domains of learning and socialization and the core issues of educational poverty, exclusion, and social marginalization. The level of innovation required of schools and teachers – first, with a view to responding appropriately to these growing needs and second, in compliance with progressive institutional reforms – is exerting such pressure on the school system that it is at risk of collapse. It is therefore the duty of researchers and scholars in the field of education to address this increasing demand for professionalism by proposing models for joint intervention and research by universities and schools. As researchers in the domain of educational design and evalutation we are committed to defining research programs with the potential to enhance teacher competence so that practitioners will be better equipped to tackle complex issues identified in both Italian and international studies (drop out, inequality, etc.) and to respond more effectively to the needs of schools aspiring to a democratic ethos. While, as argued from multiple scholarly and theoretical perspectives, teacher professionalism requires a reflexive approach and a ‘mental stance of inquiry’, such a perspective may be developed and implemented on the ground via action research activities. Guiding change, and seeking to create a space for reflection and experimentation in the reception of change, must necessarily involve, at this historical and cultural juncture, taking into account the real-life problems of schools which often remain unresolved. Today, schools are attempting to engage with two scenarios: on the one hand, the ongoing emergency situation; on the other, the assimilation of innovations which, precisely because they are the outcome of changeable policy guidelines, have mounted up over the years and made it more difficult to define appropriate professional goals for teachers. The emergency plans currently in place are prompting a revisiting of existing educational design and teaching-learning models at all levels di schooling. The public health emergency has brought to light inadequacies in school infrastructure and facilities, inflexible organization, low competence in assisting disadvantaged and diverse students, a lack of teamwork among teachers, and more. In practice, the call to re-modulate, re-adapt, and re-configure educational action in each individual school context implies readiness for change, and flexibility in teacher competence and professionalism. But while the emergency plan requires the coordination of necessary health, political, economic, and socio-cultural measures, the application of longer-term innovation and changes in schools legislation has direct educational implications. This is true of many of the changes that governments have set out to introduce in schools: in brief, the structure of school curricula, competence-based educational design, evaluation systems. The strong pressure on schools to move towards competence-led learning and vertical curricula, which stems from EU strategy and European and international policy agendas, means that teachers are being required to exercise and assimilate complex competences and modes of organization. In this context, the working group will design together leading university-school research programs with a view to investigating the methods and instruments that may be used to bring about innovation in schools.

Objectives

The group’s first task, in the short to medium term, will be to focus on the recent and ongoing introduction of new guidelines for primary teachers concerning the periodic and final assessment of student learning (Ministerial Decree 172 of 4 December 2020). The aim here will be to set up a network between education specialists with a particular interest in teaching methods and the assessment of learning, professional associations (of teachers and school principals), and networks of schools and to initiate an inter-institutional dialogue on the interventions required to support teachers in the introduction of the proposed new assessment system. Over the longer term, the group intends to pursue the following objectives: – investigate strategies, methods, and instruments for fostering the active participation of all stakeholders in the proposed innovation program; – offer spaces for the exchange of ideas and collaborative research among scholars from different universities and stimulate the exchange of ideas and proposals between researchers and practitioners. This exchange process will also fulfil the more general purpose of counteracting and overcoming resistance to change on the part of teachers, which can be underpinned by individual factors, but is more usually caused by a lack of communication between the worlds of research and practice. – encourage participatory research, with a view to bridging the current gap between theory and practice, between educational theory and educational action, between research laboratories and the field; identify openings, settings, and methods for using the tools of empirical research for teacher professional development purposes, with a view to encouraging teachers to reflect on their practices, or on what Dewey termed “routine action” and Bruner called “folk pedagogies”. – propose multiple modes of interaction between researchers and practitioners, within a teacher professional development research framework (Crespi) with a view to developing “a characteristic method of doing research in schools and with teachers, primarily and explicitly aimed at forming/transforming educational action and teaching methods and stimulating teacher reflexivity”. – monitor (and facilitate) the actions undertaken at by schools to communicate and document practices for helping teachers to introduce innovative educational methods via the following means:

  1. jointly conduct projects with schools in the form of professional development research
  2. arrange meetings and/or conferences to offer spaces for reflection on the projects and experiments underway
  3. lead participatory research in the field, on professional development needs and the introduction of novel educational practices
  4. initiate dialogue with school principals with a view to stimulating critical reflection on and documentation of innovation processes
  5. organise seminars to disseminate the research findings and offer a space of encounter among schools and/or exchange with education experts and institutional leaders.